Il 12 ottobre il Brasile festeggia la sua Patrona: Nostra Signora di Aparecida.
Amata dalla maggioranza dei brasiliani, è invocata da tutti come Madre che intercede e si prende cura di questo Paese grande e variegato. La sua storia ci aiuta a comprendere il valore e il significato che Lei rappresenta per il popolo brasiliano.
Il ritrovamento miracoloso
All’alba del 12 ottobre 1717, tre pescatori si spinsero tra le acque del fiume Paraíba incaricati di trovare il pesce necessario per accogliere il conte di Assumar, Don Pedro de Almeida, che era diretto a San Paolo, per prendere possesso del governo e sarebbe passato per la regione.
La pesca sembrava non dare frutto e si affidarono all’intercessione della Vergine Maria. Ad un tratto pescarono dapprima solo il corpo di un’immagine di creta e poi la sua testa. I due pezzi combaciavano perfettamente.
Considerando il ritrovamento un miracolo, gettarono di nuovo le reti: presero così tanti pesci che le reti quasi si ruppero. Quanto vissuto quel giorno diventò per loro un segno di Dio.
Il maggiore dei pescatori, Felipe Pereira, tenne per un po’ di tempo l’immagine nella sua umile casa, poi la diede al figlio che costruì una piccola cappella. In breve tempo la notizia della pesca miracolosa si diffuse nei villaggi vicini, e un gruppo crescente di umili pescatori iniziò a rendere omaggio alla statua della Vergine Maria e a pregare il rosario. Per le circostanze del ritrovamento fu chiamata “Aparecida”, cioè “Apparsa”.
Col passare del tempo la folla divenne talmente grande da non poter essere contenuta nella capanna del pescatore. Per questo motivo venne eretta una prima cappella e poi, nel 1737, una ancora più grande. Sono molte le testimonianze di grazie e di miracoli che ebbero luogo in quel santuario.

Un segno che parla al cuore delle persone
Quella statua nera, con una tunica da schiava e un nastro intorno alla vita che indicava che era incinta ha assunto da subito una rilevanza particolare, un segno che parlava al cuore delle persone. Il Brasile, infatti, stava ancora vivendo il periodo della schiavitù.
All’epoca i padroni abusavano degli schiavi e, quando le donne rimanevano incinte, le decapitavano e gettavano i loro corpi e le loro teste nel fiume. E Maria si è presentata così: nera, incinta, con la testa e il corpo separati, manifestando tutta la vicinanza alla sofferenza del popolo. Si è presentata come madre, colei che porta la vita e la salvezza e che indica sempre Cristo.
Una volta abolita la schiavitù la devozione non è venuta meno, le persone hanno continuato a percepire la presenza particolare della “Mamma”- Mãezinha, soprattutto i più poveri si affidano a lei con grande fiducia.
La devozione della principessa Isabella
Oggi l’immagine si presenta con un mantello e una corona, frutti di un altro momento importante. La principessa Isabella, nel 1868, visitò Aparecida chiedendo la sua intercessione, poiché non era in grado di avere figli. Dopo essere rimasta incinta, offrì a Nostra Signora di Aparecida il ricco manto tempestato di 21 diamanti che rappresentavano le 21 province dell’Impero e la capitale e, qualche anno dopo, la corona, una replica in miniatura della corona che lei stessa avrebbe indossato quando sarebbe salita al trono brasiliano.
Nel 1888 la principessa Isabella abolì la schiavitù, ma i potenti non gradirono questa scelta e promisero che l’ereditiera non si sarebbe seduta sul trono. A questo punto si recò al Santuario, offrì la corona e lasciò un biglietto che diceva: “Io, davanti a Te, sono una principessa della terra e mi inchino, perché Tu sei la Regina del Cielo e Ti do un dono così povero che è una corona che sarebbe come la mia, e se non mi siedo sul trono del Brasile, prego che tu ti sieda per me e governi perennemente il Brasile”.
Nel 1930 Papa Pio XI proclamò Nostra Signora della Concezione di Aparecida, Patrona del Brasile, e non passa giorno che il popolo brasiliano testimoni il suo amore per la “Mamma Aparecida” e la gratitudine per i segni e le grazie ricevute.
Prossimamente pubblicheremo la testimonianza di alcune persone che hanno accolto l’invito a condividere la propria esperienza.













